Il cinema italiano risorge a Venezia
Sono almeno cinque i titoli della nuova stagione cinematografica italiana presentati alla Mostra del Cinema di Venezia che incuriosiscono il critico e il cinefilo. Purtroppo non ho visto che pochi trailer e alcune sequenze, ma sono in contatto con il critico Fabio Canessa che ha pubblicato interessanti recensioni su Il Tirreno. È sulla base delle sue considerazioni che consiglio la visione di alcuni lavori, poco commerciali, non adatti al grande pubblico del blockbuster e dei cinepanettone, ma vero cinema.
Italy in a day di Gabriele Salvatores (fuori concorso) è un collage di video provenienti da tutta Italia, edizione nostrana di un progetto internazionale coordinato da Ridley Scott (Blade Runner, Il gladiatore), che raccoglie testimonianze di persone comuni realizzate con fotocamera o cellulare. “Il selfie dell’Italia in crisi”, lo definisce Canessa, montato da professionisti come Massimo Fiocchi e Chiara Griziotti, un diario emotivo di un paese sofferente, ferito, che elabora il dolore con dignità ma non ha chiuso le finestre verso il futuro.
Interessante anche Short skin di Duccio Chiarini, che racconta l’estate difficile di un giovane pisano in Versilia, un piccolo film toscano costruito con un micro budget per narrare una storia d’amore. Chiarini racconta un passaggio adolescenziale delicato attraverso metafore da commedia e mostra la follia di un’età senza vergogna. Un film che parla livornese, fortunatamente non alla Paolino Ruffini, costato solo 150 mila euro e girato in 24 giorni, tra Forte dei Marmi e Pisa. Hungry hearts di Saverio Costanzo indaga il dramma della crisi di coppia durante la delicata esperienza di un figlio neonato, interpretato da Alba Rohrwacher e Adam Driver. Una madre vegana vive un rapporto d’amore assoluto e distruttivo nei confronti del figlio, diffida della medicina tradizionale e si affida ai rimedi naturali, mentre il marito teme per la crescita e per il futuro del bambino. Tratto da Il bambino indaco di Marco Franzoso, un film che contamina generi e stili diversi, un prodotto insolito nella cinematografia italiana.
Sabina Guzzanti è una regista che non ammette mezze misure, ma non si può negare l’interesse che suscita La trattativa, vero e proprio atto di accusa nei confronti del potere. La regista – attrice utilizza uno stile a metà strada tra il reportage alla Michael Moore e il film grottesco – surreale per raccontare la trattativa Stato – mafia dall’omicidio di Salvo Lima ai giorni d’oggi, trasformandosi in una dura requisitoria contro la classe politica italiana degli ultimi 25 anni. Accuse esplicite a Scalfaro e Napolitano, oltre all’invito rivolto al premier Renzi di andare a vedere il film e di riflettere sul caso Italia. Un film che farà discutere. Molto. Ottima fotografia di Daniele Ciprì e tecnica di regia all’altezza della situazione.
Uno dei film italiani più attesi è Pasolini di Abel Ferrara, che secondo Canessa non convince del tutto per un chiaro limite intellettuale. Piacerà ai cultori di Pasolini perché costruito su citazioni estrapolate da Petrolio e dalla sceneggiatura incompiuta Porno-teo kolossal. Potrà risultare poco comprensibile a chi conosce poco il lavoro poetico e culturale del nostro più importante scrittore del Novecento. Un film utile, in ogni caso, che non si cura di cercare il colpevole di un orribile delitto, ma solo di raccontare l’opera, le passioni, la vita e le idee di un poeta straordinario. Willem Dafoe (il Goblin di Spider Man) è un Pasolini straordinario, identico allo scrittore, bravissimo come interprete drammatico.
Concludiamo con Leopardi di Mario Martone, altro film importantissimo per far rileggere il poeta di Recanati, costruito con un budget altissimo, interpretato da un grande Elio Germano e costato otto anni di fatica a uno dei nostri registi più colti e preparati. Il ritratto del giovane Leopardi che interessa a Martone non è quello dell’adolescente depresso, ma di un poeta che lotta contro la vita per non restare sconfitto. Un film in costume, curato nei minimi particolari, ben fotografato e girato con perizia. Adesso attendiamo di vedere questi film, anche nei cinema di provincia, al posto dei soliti lavori per decerebrati, dei teen-movie danzanti, delle Violette, dei desaster-movie e di troppi inutili blockbuster. Soltanto un sogno? Purtroppo sì.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]