Comuni a 5 Stelle, Parma
Lacrime e sangue, altro che decrescita felice o il miraggio di risolvere i problemi del Paese con slogan accattivanti. A Parma, il Comune governato dal 2012 dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, sono i cittadini a pagare il conto, assai salato, della crisi, a colpi di tasse alle stelle e rincari dei servizi pubblici. Un rigore che si potrebbe definire “montiano”, messo in atto per risanare il bilancio della città. Un paradosso gigantesco per il Movimento 5 Stelle che, alla prova del governo, fa la parte dello spietato tassatore.
Federico Pizzarotti, l’attuale sindaco di Parma, ha ereditato nel 2012 una situazione pesante. Un Comune sull’orlo del crac, con un debito complessivo derivante dallo sfascio delle società partecipate che supera gli 800 milioni. La gestione forsennata dell’ex sindaco (Pdl) Pietro Vignali, finito in manette, ha portato il Comune sull’orlo del fallimento. E’ pur vero che Pizzarotti si è trovato quindi a governare all’insegna dell’emergenza, ma delle sue tante promesse elettorali si è visto ben poco.
Prima fra tutte, c’è stata la spinosa questione dell’inceneritore, sulla quale Pizzarotti aveva incentrato la sua campagna elettorale. Alla prova dei fatti, i tentativi di bloccare l’impianto, già pronto al 70%, al momento del ricambio in giunta, sono finiti nel vuoto, fra le critiche della base e dello stesso leader dei 5 Stelle.
Con la pubblicazione di un post a riguardo sul blog di Grillo, è stata sancita la pace dopo mesi di frecciate e post velenosi contro il povero Pizzarotti. L’ultima frecciata risale ad un anno fa, quando l’ex comico ha bocciato pubblicamente le cosiddette “scuole di politica” per i neo eletti a 5 Stelle, che in passato erano state organizzate per ben due volte da Pizzarotti. Poi, d’improvviso, si sarebbe ritrovata un’intesa. Il merito sembra essere anche di Luigi Di Maio, deputato M5S e vicepresidente della Camera. La sua scalata all’interno del Movimento e la sconfitta dei “falchi”, dovuta alla batosta elettorale alle Europee, ha permesso ai moderati di riprendere le redini.
Pizzarotti tira il fiato. Ha dichiarato recentemente: “Con l’approvazione del bilancio siamo arrivati lunghi – addirittura a fine luglio – non per colpa nostra ma per effetto degli incerti e farraginosi provvedimenti dello Stato, che non ci hanno consentito di programmare per tempo e di poter contare su risorse certe per erogare servizi alla collettività. Così abbiamo navigato a vista per sette mesi. Non per questo, però, abbiamo rinunciato a camminare nella direzione che ci eravamo prefissati: avere i conti in ordine, non aumentare le tasse a carico dei cittadini, ridurre le spese comprimibili e soprattutto continuare nell’azione di rientro graduale dal debito ereditato, pagando per primi i fornitori. A questo punto – conclude Pizzarotti – riteniamo doveroso rendere conto direttamente ai cittadini di ciò che stiamo facendo”.
Dai conti si evidenziano le destinazioni per welfare e istruzione pubblica, l’impegno per il rilancio del turismo, i pagamenti ai fornitori, le opere di manutenzione della città (a cominciare dalle scuole senza amianto), l’attenzione all’ambiente, le azioni di partecipazione e purtroppo anche il debito del sistema Parma che comunque, rispetto al 2011 è stato ridotto del 37% a fine 2013.
Ma Roma è lontana ed è meglio così per il sindaco grillino: “Con tutte le cose a cui dobbiamo pensare qui a Parma… mi chiedete continuamente delle espulsioni ma io mi sono già espresso”. Peccato che l’attualità politica però non lasci tregua alle polemiche e ai feriti che sta mietendo sul campo il Movimento.
Una su tutte: lo scorso febbraio si è dimessa la senatrice reggiana Maria Mussini, che anche solo per contiguità territoriale è stata ed è tuttora legata agli attivisti di Parma, visto che la città ducale non è riuscita a far eleggere nessun parlamentare. E’ lei che si è fatta carico di portare molte delle istanze parmigiane a Roma, come la battaglia contro l’inceneritore, che a livello locale non ha prodotto i risultati sperati. I contatti personali rimangono, ma più di un esponente del Movimento 5 Stelle di Parma fa notare con amarezza che “un conto sono le battaglie fatte all’interno di un gruppo, un conto quelle fatte da esterni”.
Come spesso accade in politica, i nemici più pericolosi sono i compagni di partito. Anche e soprattutto tra i grillini, nonostante si vogliano proclamare “diversi”.
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