Due punti certi
Immaginare allo stato attuale come possa concludersi la vicenda Berlusconi, e quindi quale sarà la sorte del Governo, è comprensibilmente difficile se non impossibile. Due, comunque, sono i punti certi.
Il primo: aprire una crisi in via strumentale sull’Imu o su qualsiasi altra questione è un grave atto di irresponsabilità verso l’Italia. Viviamo in una situazione economica difficilissima con un’Europa ancora indecisa e smarrita sul da farsi; ci muoviamo all’interno di un contesto internazionale pericoloso come conseguenza delle vicende siriane ed egiziane; subiamo un flusso migratorio che non ha eguali nel passato e che non sembra arrestarsi, anzi.
Il secondo punto: senza entrare nel merito delle questioni giudiziarie del Cavaliere, definendole giuste o ingiuste, è mai possibile che un Paese come il nostro possa immaginare di essere guidato da un pregiudicato? Questione questa risolta spesso in alcune nazioni travolte da crisi economiche e politiche con l’affidamento elettorale a persone impresentabili, ma capaci di promettere ripresa e benessere. Però, è concepibile questo quadro in una democrazia occidentale come la nostra, in un contesto europeo nel quale ministri di peso si dimettono ed escono immediatamente di scena per fatti meno gravi? Si dice: Berlusconi ha ottenuto milioni di voti. Bene. A parte che tutte le dittature sono state caratterizzate da elezioni con consensi plebiscitari per i protagonisti (non dimentichiamo che nel 1924 la lista Mussolini ottenne il 60% dei suffragi…), è davvero una giustificazione sufficiente? In questi casi la verità è che il candidato alla guida di un Paese riesce a identificarsi con gli elettori e viceversa. Se così fosse anche da noi, varrebbe il proverbio latino: “Similis similibus”. E allora la responsabilità non sarebbe di chi è eletto, ma di chi lo elegge dimenticando valori, principi, rispetto delle leggi, trasparenza: caratteristiche che peraltro si richiedono a tutta la classe dirigente. Sarebbe così confermata la tesi secondo la quale ognuno ha i politici che si merita.
Il pericolo che si corre è che una volta non ottenuto quanto si immagina di ottenere, tutti si dichiarino subito dopo non protagonisti delle scelte fatte… Sarebbe troppo tardi. La storia insegna!
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[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]