Scuola, riforma in arrivo o solo buoni propositi?
“A partire da gennaio via ai provvedimenti normativi, perché il 2015 sia l’anno in cui si inizia a fare sul serio”. Il premier, Matteo Renzi, è convinto che la scuola sia da mettere al primo posto tra le riforme e “non come ultima ruota del carro”. In un video di tre minuti e 47 secondi su passodopopasso.italia.it, Renzi sceglie il monologo per spiegare come il governo ha intenzione di cambiare la scuola. “Un anno di tempo per rivoluzionarla, ma soprattutto per darle importanza”.
Una sfida per cancellare la “supplentite”. Più che altro l’ennesima riforma nella riforma per “tornare semplicemente a credere in noi stessi”. Renzi chiede a tutti una mano: “I giorni che ci aspettano sono giorni meravigliosi, non buttiamoli via. Adesso il coraggio di provare insieme a disegnare la scuola che verrà, forse anche così l’Italia tornerà a essere custode della straordinaria bellezza che ha”. L’aspetto più importante riguarda il ruolo degli insegnanti: “Basta ai precari e alla supplentite, si devono giudicare e gli scatti devono essere sulla base del merito”. Il secondo punto: “Gli argomenti di discussione, i temi, quelli che quando ero piccolo si chiamavano programmi”, ha detto Renzi. In che modo? “Con una campagna di ascolto dal 15 settembre al 15 novembre perché ogni studente ci dica di che cosa vuole parlare nella scuola italiana”. La missione è quella di andare in ogni scuola, aula per aula, per raccogliere le opinioni di tutti.
Entrando nel merito della riforma, nel 2015 dovrebbero esserci 150mila stabilizzazioni di precari. Dal 2016, inoltre, è prevista l’assunzione di circa 40mila giovani tramite concorso. La riforma è basata su dodici punti, raccontati in 136 pagine di documento. Il governo, si legge nel punto uno, intende varare “un piano straordinario per assumere 150mila docenti a settembre 2015”. Il punto due: dal 2016 si entra solo per concorso, mai più liste d’attesa che durano decenni. Dal 2016 al 2019 dovranno entrare nella scuola “40mila giovani qualificati”. La sostanza è semplice: basta supplenze. Gli altri punti del documento riguardano, tra l’altro, carriera e stipendio. In questo caso si dovrebbe far spazio alla meritocrazia: “Ogni tre anni due prof su tre avranno in busta paga 60 euro netti al mese in più grazie a una carriera che premierà la qualità del lavoro in classe, formazione e contributo della scuola”.
Nella scuola primaria ci sarà più “musica e sport” e più storia dell’arte nelle secondarie, rafforzamento del piano formativo per le lingue straniere a partire dai 6 anni, diffusione dello studio dell’economia in tutte le secondarie e attenzione alle competenze digitali. Il contatto tra scuola e mondo del lavoro sarà più forte negli istituti tecnici, dove l’alternanza scuola-lavoro sarà obbligatoria negli ultimi tre anni per almeno 200 ore l’anno. Per i privati sarà più facile investire risorse nella scuola, grazie al “fondo per il miglioramento dell’offerta formativa” che ha il compito di “attrarre risorse private attraverso incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche”.
Non resta che aspettare per capire se i tempi saranno rispettati. Ad attendere c’è l’esercito dei 150mila precari ai quali si sta facendo sognare un’assunzione entro il prossimo anno.
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