Italia delle Regioni

Tra le disposizioni più significative del Decreto “Sblocca Italia” è particolarmente rilevante il potere sostitutivo attribuito al Governo nazionale esercitabile sulle regioni inadempienti  per l’effettivo utilizzo dei fondi europei. A tale proposito hanno preso posizione gli esponenti della Conferenza delle Regioni Garavaglia (assessore bilancio della Lombardia), Rossi (presidente della Toscana), Zingaretti (presidente del Lazio).

Il Governo intende assicurare l’utilizzo pieno dei fondi europei, esercitando il potere sostitutivo. E’ il caso delle Regioni inadempienti per il mancato completamento delle opere finanziate con fondi strutturali dell’Unione Europea. Lo prevede una norma all’interno del disegno di legge “Sblocca Italia”. Si parla infatti delle opere finanziate anche con “Fondi europei di competenza regionale”. E’ prevista un’azione “ispettiva” del governo per prevenire le “inadempienze”, quindi anche a costo di sostituirsi alle Regioni se queste non rispettano i tempi. “Ai sensi dell’articolo 120, secondo comma, della Costituzione – si legge nel decreto – il presidente del Consiglio dei ministri esercita il potere sostitutivo nei confronti delle Regioni” per “assicurare gli adempimenti amministrativi preliminari all’esecuzione dell’opera ed ultimare, entro il termine previsto dagli atti di pianificazione, la fase di approvazione delle opere finanziate, anche in parte, con Fondi europei di competenza regionale”.

Inoltre, prosegue il testo, “il presidente esercita, altresì, il potere sostitutivo per completare l’esecuzione delle opere finanziate, anche in parte, con Fondi europei di competenza regionale”. Poi, “per prevenire eventuali inadempimenti delle Regioni sul tempestivo utilizzo dei Fondi europei”, il presidente del Consiglio “esercita tutti i poteri ispettivi e di monitoraggio necessari ad accertare il rispetto della tempistica programmata dalle Regioni”. “Se riuscissimo a spendere tutti i 20 miliardi che ci restano di fondi Ue 2007-2013 entro fine 2015 l’impatto sul Prodotto Interno Lordo del Sud sarebbe un punto e mezzo”, ha detto qualche giorno fa il sottosegretario alla Presidenza con deleghe su coesione territoriale e fondi UE, Graziano Delrio, ricordando che a meta’ agosto si e’ arrivati a spendere il 58% dei Fondi dal 50% speso tre mesi prima. Un trend di crescita di 8 punti in tre mesi dovrebbe garantire l’esaurimento dell’intero ammontare nei restanti 16 mesi. Sono in gioco anche i 41 miliardi dei fondi della programmazione 2014-2020. L’intento è anche quello di convincere l’Unione Europea a non contabilizzare nel deficit i cofinanziamenti nazionali ai fondi Ue. Così il Governo potrebbe togliere dal patto interno la contabilizzazione dei cofinanziamenti regionali ai fondi Ue ma anche della spesa produttiva.

Per il coordinatore della Commissione affari finanziari della Conferenza delle Regioni, Massimo Garavaglia (assessore bilancio Lombardia), si tratta di una operazione condivisibile: “Condividiamo il principio di sussidiarietà nei due sensi: ovvero se un ente non è in grado di gestire i fondi europei è sacrosanto che lo faccia lo Stato e viceversa. In questo periodo a maggior ragione non va buttato un euro”.

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, infatti propone di togliere il cofinanziamento dal patto di stabilità: “Non si capisce perché i fondi europei non entrino nel Patto di stabilità e debbano invece entrarci la parte dei cofinanziamenti regionale e nazionale. Per poter fare investimenti forti, chiediamo” che non siano calcolati. Per la Toscana “il cofinanziamento vale circa 160 milioni l’anno”, poco meno di un miliardo di euro per l’intero ciclo di programmazione (2014-2020). “Se noi potessimo investire questi soldi attraverso un mutuo – prosegue il presidente – provocherebbero un raddoppio della disponibilità finanziaria per le politiche di coesione”.

Anche il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, sottolinea come sia “necessario discutere su come tirare fuori i fondi cofinanziati dal patto: in questo modo riprende lo sviluppo. L’importante è essere presenti a Bruxelles in modo costante e chiudere la stagione passata, segnata da un fallimentare modello economico. Ora ci auguriamo che qualcosa cambi: le Regioni devono essere più serie e rigorose, ma anche l’Unione europea deve cambiare, penso soprattutto alla discussione sui fondi cofinanziati da tenere fuori dai vincoli del patto. Se accadesse ci sarebbero le opportunita’ per far ripartire lo sviluppo. Tutto cio’ lo puoi chiedere e lo puoi fare solo se hai i conti a posto. E il Lazio comincia ad averli. Solo se recuperi credibilità puoi permetterti di incidere”.

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