L’opaca presidenza Hollande
“Je suis catastrophé”. Cosi ha commentato a caldo il presidente francese François Hollande, colto a sorpresa dalla pubblicazione del vendicativo memoriale dell’ex compagna, Valerie Trierweiler. Il libro shock della donna tradita ha battuto tutti i record, sin dalle prime ore di vendita al pubblico. Quanto a Hollande, anche politici e i mass-media lo stanno attaccando pesantemente. Per Segolene Royal si tratta di “baggianate”, mentre il primo ministro Manuel Valls invita a mantenere la “dignità”.
Raramente, nella storia della Francia, si è visto un presidente messo così a dura prova. Tra fallimenti politici, gaffe, economia in discesa e per ultima, la vendetta della compagna tradita, Francois Hollande, viene ormai descritto da alcuni commentatori francesi come un toro abbattuto. La soglia della sua popolarità è scesa al minimo storico: il presidente è precipitato al 13% dei consensi, mentre il primo ministro, Manuel Valls, è retrocesso al 30%, secondo il sondaggio Ipsos-Le Point. L’83% dei francesi, più 4% dall’ultima ricerca, dà un giudizio negativo dell’operato del suo presidente. Cresce anche il numero di chi definisce “molto negativo” l’operato di Hollande (50% invece del 40% registrato ad agosto). Si tratta del più alto livello di impopolarità mai registrato da un Presidente della Quinta Repubblica.
I francesi si percepiscono, dunque, in grave crisi e alcuni dati oggettivi lo confermano. Il debito pubblico continua ad aumentare (93,4% del PIL), la disoccupazione non accenna a diminuire, sfondando oramai il tetto dell’11% e infine il Paese rischia di soffocare per un’opprimente pressione fiscale, paragonabile, nelle classifiche UE, solo a quella italiana. Non a caso, disoccupazione e pressione fiscale sono al primo e al secondo posto delle preoccupazioni dei francesi.
Nel libro della Trierweilder, che è il racconto di nove anni di vita a fianco del presidente francese e dei diciotto mesi trascorsi all’Eliseo, Hollande viene descritto come un uomo cattivo, maschilista, ingrato e sprezzante con il popolo. Ancor più del suo predecessore Sarkozy, Hollande risente di un’assenza di risultati di fronte alla crisi. Il discredito è stato da subito massimo a destra, si è poi allargato ai simpatizzanti del Front de gauche e agli ecologisti, estendendosi infine all’elettorato socialista.
La gravissima crisi della presidenza Hollande è iniziata con le elezioni amministrative dell’aprile 2014, che hanno visto il trionfo dell’Unione per un Movimento Popolare (UMP), coalizione dei partiti moderati di centro-destra, che fa riferimento al Partito Popolare Europeo. La sconfitta socialista ha portato alle dimissioni dell’allora primo ministro Jean-Marc Ayrault. La politica condotta da quest’ultimo e dal suo successore Manuel Valls si è dimostrata inefficace ed è apparsa agli occhi di un numero crescente di elettori del Partito Socialista come contraria agli impegni assunti in campagna elettorale da Hollande, all’epoca fortemente critico verso le politiche di austerità imposte in Europa dalla coppia Merkel-Sarkozy. Il capo dello stato paga contemporaneamente la propria impotenza e le promesse non mantenute.
Come uscire da questo impasse? L’unico vero guaio per Hollande, come ha ben scritto Le Figaro, è che “le sole decisioni utili per contrastare il rapido declino della Francia non sono socialiste”. Esse infatti si chiamano competitività, allungamento dell’orario di lavoro (che, in Francia, unico Paese della UE, è di 35 ore la settimana), riduzione delle spese pubbliche, dimagrimento dello stato ingordo, burocratico e invadente, arresto dell’aumento delle imposte. Tutte misure, queste, che sono l’esatto opposto dello storico armamentario socialista.
Le critiche principali alla linea politica, sostenuta dall’asse Valls-Hollande, sono state fatte invece dal ministro dell’economia Arnaud Montebourg, che appartiene all’ala sinistra del Partito Socialista, di cui è da tempo l’esponente più popolare e vivace. Il 25 agosto, in un’intervista al quotidiano Le Monde, Montebourg aveva chiesto un cambiamento di direzione del governo in materia economica, definendo la riduzione a tappe forzate del deficit come “un’aberrazione”, ricevendo il sostegno di Benoît Hamon, ministro all’Educazione nazionale, e di Aurélie Filippetti, allora ministro della Cultura e della Comunicazione.
Apertamente sfidato dai suoi stessi ministri, Hollande ha reagito licenziando l’intera ala sinistra del partito, per scegliere una squadra “coerente” con i suoi orientamenti. Al centro del rimpasto vi è la scelta del socialista liberale Emmanuel Macron, banchiere dei Rothchild dal 2008. Non a caso, il nuovo ministro ha dichiarato, nel suo discorso inaugurale, che la Francia ha vissuto al di sopra delle proprie risorse per 40 anni. Quindi il Presidente, se vuol tentare di far uscire la Francia dalla crisi, deve anche battersi contro le idee del suo campo politico. Non gli sarà facile.
Chi è, dunque, veramente François Hollande? Considerata l’attuale congiuntura europea c’è da sperare che il nuovo corso politico imponga un cambio di ritmo alla sua opaca presidenza. Ne trarrebbe prima di tutto giovamento l’UE, dato che Parigi potrebbe tornare a svolgere un ruolo politico determinante negli equilibri europei, oggi troppo sbilanciati verso Berlino. Difficile uscire dall’attuale fase di controversa “supremazia tedesca”, senza una ripartenza politica ed economica del vero “malato continentale”.
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