Milano, torna il Teatro Continuo di Burri
In occasione del centenario della nascita di Alberto Burri (1915-1995) e dell’Expo 2015, dal prossimo marzo, al Parco Sempione di Milano, riapparirà il suo “Teatro Continuo”, nell’esatta collocazione che lo ospitò tra il 1973 e il 1989. Per volere dell’allora assessore all’Ecologia, la Verde Cinzia Barone, 25 anni fa sparì quest’opera del Burri-scenografo. L’arte pubblica raramente è ben accolta dall’intero corpo dei suoi fruitori; a 25 anni di distanza si presenta un nuovo contesto sociale e civico, a prevalere su quello storico.
Il Maestro umbro non perdonò mai questo sgarbo e promise di non esporre mai più a Milano. Solo post mortem, nel 2009, la Triennale, la medesima istituzione ambrosiana che gli aveva commissionato l’Installazione di Parco Sempione, gli dedica una retrospettiva nei propri spazi. Il nostro artista, dal carattere un po’ schivo e misantropo, forse davvero ostile all’esercizio della professione di medico, avrebbe perdonato il sinistro?
I cittadini si fanno sentire in merito a un atto di dubbia democrazia. Per natura, l’arte pubblica e la land art, in cui si cimentò pure Burri, rischiano di esprimere una decisione oligarchica calata dall’alto e invadere fisicamente la libertà dello spazio della maggioranza. È questa una condizione pressoché inevitabile, anche nel caso di un artista estremamente attento alla spazialità, come lo era Burri.
E che dire della decisione operata dalla Barone? Antidemocratica. Facciamo la cortesia di accordarle pure un gusto artistico personale; insomma, a lei non piaceva. Eppure i “Bagni Misteriosi” di Giorgio de Chirico e “Accumulazione Musicale” e “Seduta” di Arman, tutti e 3 previste per la XV Triennale del 1973 (proprio come il “Teatro Continuo”), sono rimasti indisturbati nello stesso Parco. Del resto, l’antidemocratica Triennale si è espansa in questo giardino comunale, al di fuori del proprio Palazzo dell’Arte, durante ulteriori edizioni.
Oggi, la più grande problematica sembra essere quella relativa all’inquinamento visivo. La struttura-palcoscenico in questione, con basamento in cemento lungo 17 metri e largo 10, su cui poggiano 6 quinte laterali rotanti in acciaio dipinto, si porrà sull’asse Castello Sforzesco-Arco della Pace, come cornice della Torre del Filarete in un senso e dell’Arco nell’altro. Tra i cittadini, c’è chi dichiara, a ragione, che già la vista del Castello è stata attentata dalle strutture dell’EXPO con le relative spighe. Ma sostenere che la struttura burriana, benché inizialmente provvisoria, sia fuori contesto è ecessivo, poiché ormai quella era divenuta storicamente la sua ambientazione naturale.
La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano, sotto la cura di Tullio e Simona Leggeri (ex-Italcementi), il Comune, la Triennale e la Fondazione Burri, depositaria dei bozzetti del 1972, assistite da NCTM Studio Legale Associato, si stanno adoperando per ristabilire l’Opera. Questa volta la manutenzione non verrà trascurata: se ne assumerà l’onere la Triennale. In fin dei conti, il 27 marzo scorso il Parlamento ha umanimemente approvato la Legge n. 63/14 del 14 aprile 2014 “Per le celebrazioni del centenario della nascita di Alberto Burri”, con tanto di benedizione da parte di Dario Franceschini, ministro MiBACT.
L’equilibrio e la semplicità compositiva dei megaliti burriani torneranno nel verde del Sempione, magari al meglio come scenografia di spettacoli teatrali e di danza, così trasformando le quinte in colonne e il basamento in stilobate e operandone il recupero cerimoniale-performativo. Al pubblico, in particolare quello digiuno di arte, di buona arte (forse un po’ tutto quindi), sarà offerta l’opportunità di venire a contatto con la pratica burriana teatrale, ma soprattutto quella esterna alle 4 mura museali, spesso dell’impassibile white cube. Questa scenografia nella scenografia testimoniava nei primi anni ’70 la scelta, allora radicale, di uscire dallo studio per andare ad agire nello spazio urbano; il dibattito odierno si presenta al cospetto del suo “Grande Cretto” a Gibellina vecchia, azione permanente resa irraggiungibile – da anni, per una frana la strada che collega la Cittadina con Palermo e con l’aeroporto è interrotta.
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