Bolivia, il Presidente che vuol fare il cameriere
Il mese di ottobre sarà un mese di votazioni per il Sudamerica, infatti il 5 sarà la volta del Brasile, il 12 quella della Bolivia, il 26 infine sarà chiamato alla urne l’Uruguay. Tutti e tre i paesi eleggono il Presidente e i rispettivi parlamentari, tutti e tre si possono definire di sinistra, anche se per la precisione la Bolivia andrebbe inquadrata di più nella formula del “socialismo del XXI secolo” di Chavez, o forse ancor meglio nel “socialismo indigeno”.
La Bolivia è il paese dell’America del Sud dove gli antichi abitanti precolombiani sono i due terzi della popolazione, essendo il rimanente meticci o bianchi, ed è in nome degli “indiani d’America” o Indios che Evo Morales prende il potere nel 2006. Sindacalista dei coltivatori della foglia di coca, legale se usata come stimolante per resistere alle grandi altezze delle Ande, Morales, dopo varie vicende e scontri, trasforma la Costituzione per definire il suo paese “Stato plurinazionale della Bolivia”. Vengono riconosciute 36 etnie e le loro lingue, insieme al castigliano, diventano lingue ufficiali. Un vasto programma di nazionalizzazioni, da cui non sfugge neppure l’Italia, pone sotto il controllo statale le ingenti risorse energetiche di cui dispone il paese. Rieletto nel 2009 con ampio margine di voti, diviene un leader forte ed autoritario. Violando, lui dice interpretando, la Costituzione, si presenta alle elezione del 12 di ottobre per il suo terzo mandato. È subito dato per favorito con un ampio margine.
L’oppositore più forte, il ricco uomo d’affari Samuel Doria Medina, ne spiega la causa in una intervista al giornale El Nuevo Herald: in primo luogo non c’è un arbitro neutrale nel paese, Morales controlla tutto, dal Supremo Tribunale Elettorale a tutta la giustizia ordinaria. Negli ultimi anni le spese di propaganda del governo sono state enormi, all’opposizione è stato vietato di comprare spazi nelle TV. Doria Medina dice che, quando ha provato a mettere manifesti nelle strade, sono stati tolti per ordine della giustizia.
Bisogna anche dire però che Morales è stato fortunato ed abile, gli ultimi dieci anni hanno visto un alto prezzo delle commodities di cui è ricca la Bolivia, gas e petrolio, cosa che gli ha permesso di largheggiare in sovvenzioni e aiuti di ogni tipo ai suoi” Indios”. Nonostante tutto la Bolivia è al 113° posto tra i 190 paesi più poveri del mondo. Abile perché ha saputo fare della vecchia questione dell’accesso al mare, perduto a favore del Cile in una guerra del secolo passato, un tema sentito da tutto il paese, portando il Cile alla Corte Internazionale dell’Aia. In questi giorni sono stati distribuiti 100.000 libri dal titolo: “Libro del mar”.
E’ questo il quadro che permette a Morales di essere sprezzante con gli avversari, non partecipando all’unico confronto televisivo organizzato della stampa boliviana. Sprezzante e incredibile, quando dice di essere preoccupato e di non riuscire a dormire quando non vede eredi, nel 2020 quando lascerà la presidenza. Morales dice che non cambierà la Costituzione per un nuovo mandato, aprirà un ristorante e farà il cameriere, facendo pagare care le foto con lui. Gli osservatori ricordano come altri presidenti “bolivariani” hanno detto le stesse cose, poi tutti sono diventati “presidenti eterni”, portando così in Sudamerica un pezzo della lontana Corea del Nord.
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