William Kentridge lungo il Tevere

Roma – Non tutti i progetti godono di un arco di tempo così lungo, per operarne il perfezionamento, verificarne la fattibilità ed essere testati su un pubblico; a meno che non si tratti del progetto della vita. Triumphs and Laments di William Kentridge è, non senza dispiacere, diventato uno di questi. Il 59enne di Johannesburg è dal 2002 che viene deliziato dall’artista Kristin Jones, membro fondatrice dell’Associazione Tevereterno, con richieste e visioni da realizzare nella Capitale. Kentridge non molla la spugna e continua a crederci. L’ultima scadenza annunciata è per la primavera 2015.

I protagonisti del fregio site-specific hanno incontrato per strada qualche difficoltà ad arrivare. La morsa della burocrazia eterna, almeno quanto la Città. Tutte le relative richieste di permesso sono state inviate nel 2012 alle scrivanie dell’allora sindaco Alemanno, a quelle dell’ARDIS (Azienda Regionale per la Difesa del Suolo) e ai vari compartimenti ministeriali di competenza, quelli che mostrano piu? lentezza a rispondere. Dopo il primo nullaosta da parte della commissione vigilanza regionale, a dicembre 2013 si e? subito proceduto con i primi test che, come richiesto, sono stati effettuati non nell’area del primo municipio, dove si realizzera? il lavoro, ma nella zona confinante.

La missione più ardua è stata ottenere l’approvazione della Soprintendenze Regionale e Nazionale, assieme alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, che aveva espresso una certa diffidenza. Le lamentele risultano abbastanza inconsistenti, nel caso di un progetto artistico del genere, finanziato dalla Lia Rumma di Milano e dalla Marian Goodman all’estero, gallerie commerciali rappresentatrici di Kentridge. Inoltre, i soggetti mobilitati sono per il 99 % volontari.
L’intervento di valorizzazione urbana e ambientale interessa Piazza Tevere: uno spazio materiale idealmente identificato nel tratto diritto del Fiume Tevere racchiuso tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Sulle mura in travertino che ne delimitano le sponde verranno appoggiate le sagome di più di 90 figure, alte fino a 9 metri, e il resto della superficie verrà ripulito, mediante la pressione dell’acqua, dallo smog e dalla patina biologica accumulatisi. Gli stencil del Ciclo, ad ognuno dei quali corrisponde una figura, verranno trasferiti sui cartoni. La tecnica è già stata sperimentata con successo dalla Jones nel giugno 2005, proprio in Piazza Tevere.

Per all’incirca 550 metri si svolgerà la tabula triumphalis di Kentridge, fino a quando il deterioramento progressivo reintegrerà le immagini nel grigio scuro da cui provengono. L’artista si è sentito chiamato a rappresentare la Sua versione della storia di Roma, ricomponendone i frammenti di un tempo che si espande e si contrae. Ha, dunque, costruito nuove immagini; ha conferito fisicità a un materiale astratto e invisibile. Ha mescolato le epoche storiche per disegnare gli attori delle vittorie e delle sconfitte dell’Urbe.

In una miscellanea, tuttavia rigorosa, sfilano controcorrente imperatori con star del cinema. Quadri cinematografici presentano Arnaldo da Brescia, la peste del XIII secolo, lo straripamento del Tevere del 1936, il bombardamento di San Lorenzo del 19 giugno 1943, la scena del bagno nella Fontana di Trevi della Dolce Vita. La morte di Remo viene accostata a quella di Pasolini, un’immagine di cronaca di 3 profughe giunte a Lampedusa ricorda 3 antiche romane in tuniche lunghe.

Del resto, William Kentridge ha sempre studiato e lavorato con la Storia, in Sudafrica da bianco relazionando in particolare all’apartheid, qui a Roma per riconsegnare l’importanza civica e sociale della civiltà fluviale tiberina. Ormai ad animare il Tevere è rimasta solo l’Estate Romana da giugno a settembre. Le Silhouette non possono che richiamare i suoi porter (“portatori di bagagli”) e le sue procession (“processioni”), con un’attenzione specifica da accordare alla pellicola d’animazione 35 mm Shadow Procession del 1999 e alle 25 sculture in bronzo Procession risalente al periodo 1999-2000.

Le Sue processioni non hanno una fine stabilita. Le Sue figure non procedono verso l’espletamento dell’utopia né verso il patibolo su cui troveranno la morte. Le Sue figure viaggiano, senza sapere che cosa le aspetta, si tratti di una diaspora, di rifugiati, di migrazione volontaria. Nell’incertezza della fine risiede la speranza, o meglio la speranza che ci sia la speranza ad aspettarLi.

Kentridge ha fatto a tempo a realizzare una personale al MAXXI nel 2013, dal titolo Vertical Thinking, oltre che alla produzione Refuse the Hour presso il Romaeuropa Festival e il Teatro Argentina, a presentare 2 eventi serali, uno nel 2012 in Piazza Tevere e uno il 30 giugno, simulazioni dell’evento live multidisciplinare che avranno luogo tra l’inaugurazione del Fregio ultimato e il 2016, tra danza, proiezioni e musiche ad opera del compositore sudafricano Philip Miller. Tutto inizia nel Suo studio con ritagli di carta, il disegno in carboncino, poi in inchiostro, per una mise-en-scène teatrale, una linea del tempo evocativa. Come per le Sue processioni, non si sa ancora come andrà a finire, ma si nutre la speranza della speranza.

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