Mauro (PpI) e Romani (FI) in Iraq: l’Italia sia più coinvolta accanto ai Curdi

Conferenza stampa oggi pomeriggio a Palazzo Madama dei Senatori Mario Mauro, Presidente dei Popolari per l’Italia, e Paolo Romani, Presidente dei Senatori di Forza Italia. Appena rientrati da una missione di tre giorni nel Kurdistan iracheno, hanno presentato alla stampa il loro report dal fronte e dai campi profughi a Erbil e nella zona di combattimento di Khazer, degli incontri con le autorità politiche e religiose locali e della visita alle sedi delle organizzazioni non governative italiane che operano nell’area.

L’Italia deve fare di più la sua parte ha sottolineato Romani “abbiamo mandato qualche vecchio fucile e un po’ di munizioni che non è esattamente quello che si aspettavano da noi. Questi criminali dell’Isis stanno facendo fuori tutti e i bombardamenti sono fondamentali”.

“L’avanzata dell’Isis -avverte Mario Mauro- rischia di suggellare il fallimento politico di tutta l’operazione che ha portato alla destituzione di Saddam Hussein”.  In Iraq la battaglia anti Isis non può restare sulle spalle dei curdi e dell’esercito regolare iracheno, e l’Italia non solo dovrebbe operare di più per diventare play maker nell’area ma dovrebbe considerare che per i Curdi i bombardamenti di Usa e Gb sono importanti e trarne le conseguenze operative. Nonostante i tentativi di sfondare a Erbil, i miliziani dell’Isis non hanno ancora conquistato il capoluogo del Kurdistan iracheno e, al contrario di quanto ritiene l’opinione pubblica “gli stessi peshmerga curdi ci hanno fatto sapere – hanno riferito Mauro e Romani – che non ci sarebbe stata nessuna ripresa del campo da parte loro senza l’aiuto dei bombardamenti occidentali” mirati contro l’esercito dello Stato Islamico. E’  questa la linea comune che emerge dalla missione di Mauro e Romani.

Molte le emergenze nella zona. Per Mario Mauro, quelle umanitaria, militare e, più seria, quella politica (gli Stati confinanti  hanno differenti disegni del futuro del Paese; allora “spetta all’Occidente cercare di far dialogare tutti” i soggetti coinvolti anche indirettamente). Per Paolo Romani si aggiungono altre due emergenze: sicurezza e abitazioni per le popolazioni dell’area.

Nel corso della Conferenza stampa, l’allarme lanciato dal Responsabile Unicef in Iraq, Marzio Babille, collegato telefonicamente da Erbil: “Piu’ di 180.000 persone si troveranno all’addiaccio in gennaio” perché non “esiste la copertura finanziaria” per la realizzazione dei campi profughi necessari ad accogliere gli sfollati.

Una proposta lanciata al governo da Mario Mauro: si dovrebbe realizzare un “Campo Italia: con 8-10 milioni di euro si può consentire a diecimila rifugiati di sopravvivere all’inverno”. Il senatore Mario Mauro ha poi affermato che le sollecitazioni saranno portate in Parlamento (“non sappiamo ancora se sotto forma di mozione o risoluzione”) e “ne parleremo anche con Renzi e con i ministri”. Domani, intanto, il Presidente dei Popolari per l’Italia e quello dei Senatori di Forza Italia riferiranno alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.

A conclusione dell’incontro con la stampa, Mario Mauro ha affermato che “la fuga dei cristiani dall’Iraq è la fine della prospettiva politica di un Iraq federale. La comunità cristiana, storicamente presente nella piana di Ninive, è sempre stato un cuscinetto tra Sunniti e Curdi. Essa – ha aggiunto Mauro – con la sua esistenza ha sempre rappresentato un’espressione di libertà in Iraq. La fuga dei cristiani dal paese in corso in queste settimane è la fine dell’elemento che rendeva possibile la convivenza libera nel paese. La comunità internazionale e in particolare l’Italia dovrebbero impegnarsi per la sopravvivenza della comunità cristiana in Iraq. I suoi valori di pace, tolleranza e libertà – ha concluso il Presidente dei Popolari per l’Italia – sono il presupposto di ogni nuova possibile convivenza in futuro”.

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