Pomodoro da industria, si prospetta annata negativa
Il pomodoro viene considerato, attualmente, l’imperatore degli orti ed in effetti, per la sua bontà e per le sue proprietà benefiche ha scalato le classifiche degli ortaggi “migliori”. Entrato relativamente tardi in Europa dalle Americhe è divenuto, in poco tempo, un alimento base della dieta mediterranea.
In Italia, quest’anno gli investimenti a pomodoro, in particolare, da industria sono cresciuti del 19%, e sono aumentate, di conseguenza, le superfici per la loro coltivazione. Le precipitazioni di quest’estate, perduranti per tutto il periodo o particolarmente violente e concentrate, non solo hanno complicato e resa costosa la difesa delle coltivazioni ma hanno abbassato le rese e ostacolato la raccolta, che non è stata continua ma ha avuto delle interruzioni. Inoltre il poco sole e le temperature mai da estate, hanno penalizzato enormemente le colture dal punto di vista dei gradi Brix, cioè la quantità di zucchero presente nel pomodoro, soprattutto al Nord.
Riguardo agli investimenti l’Emilia Romagna si conferma la prima regione in Italia, con il 47% della superficie nazionale destinata al pomodoro da industria. Seconda è la Puglia con una quota del 24% sul totale e una forte concentrazione nella provincia di Foggia, mentre in Emilia Romagna la maggior parte delle coltivazioni si hanno tra Piacenza , Ferrara e Parma. Di un certa rilevanza la Lombardia, dove gli investimenti rappresentano l’11% della superficie nazionale. Seguono Campania e Toscana, ciascuna al 4% di quota, davanti al Veneto con un’incidenza del 3%.
Secondo la Coldiretti, nonostante la crescita delle superfici la produzione totale dovrebbe rimanere al di sotto di quanto preventivato ad inizio campagna. Le precipitazioni hanno compromesso lo sviluppo ottimale delle piante e dei frutti con conseguente necessità di una difesa fitosanitaria complicata e costosa. Il poco solo e le temperature troppo basse hanno poi completato la situazione con rese deludenti soprattutto dei gradi Brix. Quest’ultimi, come denuncia la Coldiretti, inferiori alle campagne precedenti, hanno abbassato l’indice dei prezzi, troppo legati a questo parametro, che non è considerato da solo ma è rappresentativo delle diverse destinazioni industriali del prodotto e influisce troppo negativamente sul prezzo del pomodoro che almeno andrebbe valutato anche sotto altri punti di vista.
Al Sud la campagna di raccolta è risultata abbastanza breve, con un partenza in ritardo e una chiusura in anticipo. Le rese risulterebbero inferiori alle serie storiche, con meno problemi sui gradi Brix ma con una proiezione sui quantitativi in contrasto rispetto alle medie degli ultimi anni, anche qui pesa il fattore climatico.
L’esito di questa campagna ha dimostrato, ancora una volta, che sono necessari dei sistemi correttivi per evitare che, nelle situazioni estreme, l’applicazione rigida delle griglie porti a decurtazioni reddituali eccessive. La Coldiretti continua col dire che qualunque sia il sistema di valutazione della qualità, deve essere previsto un coefficiente di correzione quando risulta che il problema è legato a fenomeni di carattere generale, non controllabili e indipendenti dalla volontà dei singoli.
Risulta necessario partire dai costi di produzione per definire un prezzo. Produrre un pomodoro ha un costo che non diminuisce in seguito ad un andamento climatico avverso, anzi, in questi casi, può lievitare in modo significativo. Il salto di qualità nei rapporti di filiera impone che, in questi casi, non sia penalizzata la parte agricola, ma si riesca a far capire alla produzione , che dopo una stagione come quella di quest’anno, i prodotti derivati costeranno qualche centesimo di euro in più.
Le considerazioni della Coldiretti risultano essere particolarmente rilevanti e da tenere in considerazione, da parte del Governo, per la difesa della produzione di un prodotto così necessario e importante per l’agroalimentare italiano.
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