Brasile, vittoria di misura di Dilma in un paese pieno di problemi
Su una cosa tutti i commentatori concordano, quella del 2014 è stata l’elezione più combattuta e incerta nel ventennale scontro tra il PT (Partito dei Lavoratori) di Lula e di Dilma Rousseff e il PSDB, detto anche “tucano” di Serra, Alckmin e Aezio Neves. Con un margine di circa tre punti in percentuale, la Rousseff è riuscita vincitrice su Aezio Neves. Paradossalmente il perdente ottiene il risultato migliore di un tucano contro un petista.
Il paese esce come mai diviso socialmente e geograficamente. Il Nordeste povero è stato determinante con il suo peso nella vittoria di Dilma nel risultato finale. Dilma è riuscita a convincere le classi sociali più deboli di essere la loro rappresentante e Aezio Neves l’espressione delle classi più ricche. Una borsa che scendeva ad ogni sondaggio positivo per Dilma ha avvalorato la campagna petista contro Aezio. Campagna elettorale petista che ha dimostrato la grande capacità di “demonizzazione dell’avversario”. Prima con Marina, il fuoco dei seguaci di Lula e di Dilma non ha risparmiato niente della storia politica e personale di Aezio. Certamente Aezio ha risposto per le rime, ricordando il mare di scandali della Petrobras e dei partiti vicini alla Rousseff. La popolare rivista Veja è uscita un giorno prima con le dichiarazioni di un pentito che afferma che Lula e Rousseff sapevano tutto.
A urne chiuse, chiusa la campagna elettorale, già nelle dichiarazioni di rito della vincitrice e del perdente è apparsa la gravità della situazione del Brasile. Aezio ha ricordato che l’opposizione uscita dalle urne è sì stata sconfitta, ma è molto forte e i problemi del paese vanno affrontati, in primo luogo l’economia. La “Presidenta”, come la chiamano i brasiliani, ha fatto un intervento invitando e dichiarandosi disponibile al “dialogo” per affrontare i problemi urgenti , quali il rilancio dell’economia e quello della governabilità, o, come dicono in Brasile, la “riforma politica”, ovvero fare una legge elettorale che riduca il numero dei partiti. Attualmente ben 28 partiti sono rappresentati in Parlamento, Dilma ha proposto un referendum costituzionale per risolvere il problema. Già la sua maggioranza è uscita indebolita dalle urne, il suo partito, il PT, ha perso ben 18 deputati, il grande alleato centrista, il PMDB del vice presidente Temer altri 10.
Molti commentatori, in questa situazione, attribuiscono un nuovo grande ruolo a Lula. Molti lo vedono già in campagna per le presidenziali del 2018, altri nel ruolo molto importante di “coordinatore e leader della maggioranza di governo”, esistente già sulla carta, ma da costruire e gestire praticamente, ruolo che, data la sua lunga esperienza di sindacalista e di due volte presidente, pare cucito per lui. A chiusura, il vecchio presidente Cardoso, di fronte alla gravità della situazione, ha proposto un governo di “Unità Nazionale”, cosa insolita in Brasile.
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